venerdì 4 marzo 2016

Bolla o non bolla?


[AGGIORNAMENTI:
15 marzo: La Cina dichiara guerra alle agenzie immobiliari che ricorrono a comportamenti illegali approfittando della loro posizione come mediatori. Un riferimento implicito alla fornitura di servizi P2P -secondo le autorità- vera causa dietro l'impennata dei prezzi. "Sono molto preoccupato da questo [fenomeno] perché mi ricorda la crisi dei mutui subprime", ha affermato a CNBC l'economista Xia Le.
7 marzo: La riduzione delle scorte nell'immobiliare rientra tra le "quattro battaglie contro l'annientamento" che la Cina dovrà affrontare nel 2016 per rilanciare l'economia nazionale. Lo ha dichiarato il Presidente Xi Jinping, spiegando che le altre due sfide riguardano la sovrapproduzione, la riduzione dei costi per le aziende e la stabilizzazione dei rischi finanziari. Il real estate ha fatto la sua comparsa anche nel discorso tenuto dal Premier, Li Keqiang, all'apertura dei lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo. Politiche fiscali differenziali e misure restrittive sulle vendite degli immobili saranno presto introdotte nelle città di prima fascia.]


File chilometriche fuori dalle agenzie immobiliari, traffico in tilt e polizia schierata a contenere la folla. Succede nel distretto Baoshan di Shanghai. E come a Baoshan così in molte altre grandi città cinesi. Dopo l'altalena dei mercati finanziari, i piccoli investitori sono tornati al caro e vecchio "mattone", guidati dalle politiche finanziarie rilassate messe in campo da Pechino per risolvere il problema scorte in eccesso.  Secondo Julia Wang, consulente di HSBC a Hong Kong, la Cina ha tanti appartamenti vuoti da poter ospitare 90 milioni di persone. Un problema che affonda le radici nella corsa agli investimenti con cui la seconda economia del mondo ha puntellato la propria crescita negli anni della crisi globale. Tra il 2011 e il 2013, il Dragone ha usato più cemento che gli Stati Uniti in tutto il Ventesimo secolo. Parte di quel cemento è confluito nella costruzione di vere e proprie "cattedrali nel deserto", croce e delizia dei governi locali sempre ben contenti di convogliare capitali nel proprio "cortile di casa". Anche quando si stratta di progetti puramente speculativi abbandonati presto alla polvere.

Stando ai dati di E-House, nel mese di gennaio occorrevano 19,4 mesi per snellire le giacenze nelle città di terza fascia, laddove un valore superiore ai 15 mesi viene considerato già un campanello d'allarme. In alcuni centri urbani le previsione salgono addirittura a due anni di attesa.

E' con lo scopo di dare nuovo slancio alle vendite che negli ultimi mesi le autorità cinesi hanno apportato ripetute sforbiciate sui tassi d'interesse, ridotto i pagamenti per i mutui e rimosso le varie restrizioni sulla proprietà della seconda casa in quasi tutte le città tranne quelle di fascia alta. I prestiti denominati in yuan hanno raggiunto la cifra record di 2,51 trilioni a gennaio, e le giacenze nelle principali quattro città cinesi (Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen) si sono assottigliate tanto da essere ormai svuotabili nel giro di circa dieci mesi. Tutto sembra procedere da copione, insomma.


Se non fosse che lo shopping sfrenato, se da una parte aiuta a smaltire le scorte, dall'altra rievoca lo spauracchio della bolla del 2013, quando il governo centrale provvedette a raffreddare il mercato varando una serie di misure contenitive rimaste in vigore fino al novembre 2014. A gennaio il prezzo delle case nella megalopoli di Shenzhen sono schizzati del 52,7 per cento su base annua (il tasso più alto dal 2011). A seguire Shanghai (21,4 per cento), Pechino (11,3 per cento) e Guagnzhou (10 per cento). Al contrario il costo degli immobili nei piccoli centri (dove le scorte stentano a ridursi) conferma una graduale discesa, specie nelle province interne: per chi vuole parcheggiare i propri risparmi al sicuro i grandi nuclei urbani continuano a rappresentare la scelta più appetibile. Tanto che lo stesso People's Daily, megafono del Partito comunista, alcuni giorni fa metteva in guardia dalla crescente forbice tra le città di fascia alta e quelle di fascia bassa.

Proprio in questi giorni, mentre l'Assemblea Nazionale del Popolo (il Parlamento cinese) si riunisce, è al vaglio un piano per destinare gli immobili "in avanzo" ai lavoratori migranti attraverso l'incremento dei mutui, saliti del 2-3 per cento nel quarto trimestre del 2015. Questo anche grazie al servizio di credito offerto da alcune agenzie immobiliari, che attraverso prestiti peer-to-peer arrivano a concedere somme pari al 20 per cento del deposito su investimenti che promettono ritorni annui tra l'8 e il 12 per cento. S'intende che - se approvato - il programma non interesserà le caotiche metropoli della Cina costiera, bensì i piccoli centri dove i prezzi ancora languono. E' lì che confluiranno le 100 milioni di persone attese in base al nuovo piano di urbanizzazione. 

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