In Cina, chi copia rischia fino a sette anni di carcere. Lo stabilisce una nuova legge introdotta da Pechino lo scorso novembre per assicurare un corretto comportamento in sede d'esame. Nello specifico la nuova normativa prevede una reclusione di tre anni e una multa per le trasgressioni più lievi, mentre nei casi più seri la pena è di sette anni a cui si aggiunge l'esclusione dagli esami nazionali per i successivi tre anni. Secondo quanto riportato lunedì dai media cinesi, la legge ha già fatto diverse vittime: lo scorso dicembre 11 organizzazioni educative sono state chiuse in seguito al rilevamento di infrazioni durante la prova di ammissione per un corso post-laurea. Non è ben chiara l'entità delle sanzioni comminate, tra gli altri, a un ex dipendente di una stamperia specializzata in testi scolastici.
Va da sé che quest'anno la tensione che normalmente ammanta il gaokao, l'equivalente cinese della nostra maturità da cui dipende gran parte della carriera futura dell'esaminando, è a livelli altissimi. Martedì oltre 9 milioni di studenti -20mila in meno rispetto al 2015- si sono recati nelle varie sedi d'esame sottoposte a rigorosissimi controlli al fine di evitare scopiazzamenti. A Pechino per esempio sono stati dispiegati otto funzionari della polizia in ognuna delle 96 strutture apprestate per l'esame, mentre per la prima volta a distribuire i test è stato un team della SWAT, l'unità speciale destinata all'antiterrorismo. Ma non solo. Negli ultimi anni, le cronache locali si sono soffermate sulla descrizione di misure particolarmente ingegnose, come l'istituzione nelle scuole di scanner per le impronte digitali e divieto per le ragazze di indossare reggiseni col ferretto, potenziale nascondiglio per dispositivi di trasmissione.
Lo scorso anno nella città di Luoyang, nella Cina centrale, le autorità si sono avvalse dell'utilizzo di droni per monitorare non vi fosse nessuno nei paraggi a suggerire le risposte via radio. Precauzioni che tuttavia non hanno ostacolato il proliferare di nuovi espediente. La fantasia dei bari va oltre ogni immaginazione. E' così che ultimamente sono spuntate penne con telecamere incorporate e canottiere munite di ricevitori audio. Il tutto con la connivenza dei genitori dei ragazzi disposti addirittura ad assoldare compagnie specializzate per suggerire le risposte ai figli il giorno dell'esame, o ad adulare i funzionari locali con generose mazzette per sbirciare i test prima che vengano distribuiti.
Secondo i piani del governo, la minaccia della prigione dovrebbe dissuadere definitivamente anche i più temerari. Eppure non sono tutti d'accordo sull'efficacia della nuova legge. Per Wang Yirean, matricola della Yangtze University, d'ora in avanti nessuno avrà più il coraggio di denunciare gli imbrogli al pensiero di mandare un compagno dietro le sbarre. Mentre l'opinione pubblica si divide su Weibo, il Twitter cinese, il tabloid Global Times definisce la legge necessaria per implementare "la giustizia sociale", dal momento che il gaokao costituisce un importante strumento di emancipazione economica per le famiglie più povere, facendo da spartiacque tra l'accesso a un'istruzione di alto livello con prospettive di lavoro migliori e, in caso di fallimento, un destino relegato a impieghi poco redditizi. Tanto più che quest'anno, per la prima volta nella storia, la provincia del Guangdong ha concesso la partecipazione all'esame anche ai figli dei lavoratori migranti privi di hukou, il certificato che dà accesso ai servizi essenziali, tra cui l'istruzione, sulla base del luogo di residenza.
Data la rilevanza, per assicurarsi le condizioni psicofisiche migliori a ridosso del test, chi può fa ricorso al tutoring di cosiddetti «babysitter per il gaokao»: studenti universitari che si trasferiscono a casa dei maturandi per preparali a dovere e mettersi in tasca qualche soldo. Pare infatti che il temuto esame sia diventato anche fonte di ingenti guadagni per chi ha deciso di cavalcare il successo dell'internet mobile in Cina. Stando al South China Morning Post, il business delle lezioni online pre-gaokao può fruttare a un docente fino a trenta volte il normale stipendio percepito grazie al numero pressoché illimitato di studenti raggiungibili attraverso l'app WeChat. Vale a dire ben 50mila dollari al mese.
(Pubblicato su Gli Italiani)
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