Tsipras è atterrato a Pechino sabato 2 luglio, ma la trasferta è entrata nel vivo soltanto lunedì, quando il premier greco, in versione «casual» (con giacca ma senza cravatta), ha incontrato l'omologo cineseLi Keqiang nella Grande Sala del Popolo, la location prestigiosa in cui si svolgono i consessi rossi e vengono accolti gli ospiti più illustri. Astenendosi dai consueti fronzoli del diplomatichese, Tsipras si è fatto promotore di un messaggio dai toni rassicuranti. Senza giri di parole: la crisi è finita, il paese ha voltato pagina dopo anni di recessione. Ora servono «investimenti shock» per risolvere il problema disoccupazione. «Un amico vero si vede nel momento del bisogno», ha scandito il leader di Syriza. Et voilà, accontentato: domenica il primo ministro greco ha incontrato il presidente di Wanda Group(nonché l'uomo più ricco di Cina), Wang Jianlin per discutere della possibile apertura di studi cinematografici nel paese, mentre il pit stop presso il parco tecnologico di Huawei parrebbe aver ispirato Tsipras a realizzare altrettanto ad Atene, offrendo alla multinazionale cinese delle telecomunicazioni un gemellaggio con Salonicco, la «Silicon Valley» ellenica.
Intanto, una serie di accordi nei settori della cultura, dell'istruzione, degli investimenti e del commercio hanno messo il cappello a quella che il premier greco ha definito «la testa del Drago»: la scorsa settimana con 233 voti favorevoli (su 248 deputati presenti), il parlamento ellenico aveva approvato la concessione di sfruttamento del porto del Pireo alla China ocean shipping company(Cosco), il colosso cinese del trasporto marittimo. L'accordo, firmato ad aprile tra Cosco e l'agenzia greca per le privatizzazioni, prevede, fino al 2052, la cessione del 67 per cento della Olp, la società che gestisce il porto ateniese. I termini dell'intesa prevedevano nell'immediato un investimento di 368,5 milioni di euro e altri 350 milioni nell'arco del prossimo decennio, ma mercoledì la compagnia cinese ha promesso un'aggiunta di 500 milioni e la creazione di 31mila nuovi posti di lavoro.
Ma non tutto fila via liscio come l'olio, e mercoledì durante l'ultima tappa della missione cinese, quella di Shanghai, il presidente di Cosco, Xu Liong, ha espressamente chiesto aiuto a Tsipras per dirimere la questione degli scioperi - inscenati dai portuali in odore di licenziamento - che dalla fine di maggio hanno bloccato lo scalo per 48 ore, disturbando il regolare svolgimento delle operazioni di carico-scarico. Un intoppo che, tuttavia, non fermerà la lunga marcia di Pechino.
«La Grecia è la prima tappa del viaggio della Cina verso l'Europa e può diventare un ponte tra l'Asia e l'Europa», ha affermato Tsipras, sottolineando la posizione strategica del Pireo, pochi chilometri a sud di Atene e prossimo al canale di Suez. Fattore che lo rende una strategica porta d'accesso al Vecchio Continente, specie alla luce degli sforzi messi in capo da Pechino per implementare la connettività attraverso l'Eurasia sotto la sigla One Belt One Road. Ecco che la Grecia si presenta come un hub determinante tanto per la rotta marittima (la 21st-Century Maritime Silk Road) quanto per il ramo terrestre (la Silk Road Economic Belt). E già si parla di un possibile coinvolgimento cinese nel porto di Salonicco, il secondo principale scalo marittimo del paese a cui aspirano anche la danese APM e la filippina ICTS. «Siamo certi che il Pireo aprirà nuove prospettive per allargare la partnership sino-greca nei trasporti, nelle infrastrutture, nelle telecomunicazione e nei trasporti», ha dichiarato martedì il presidente cinese Xi Jinping ricevendo l'ospite.
Dopo la «testa», ecco che si profila il «la sagoma» del Drago. Oltre ad investire nel porto, Cosco ha deciso di finanziare un terminale ferroviario che aggancia lo scalo marittimo al resto della rete ferroviaria nazionale, mentre Atene sta spingendo per la firma di un trattato doganale in grado di facilitare il collegamento diretto tra il Pireo e la Cina attraverso la linea Belgrado-Budapest, annunciata nel novembre 2014. Obiettivo conclamato: più merci cinesi in Europa e viceversa.
Non a caso in una dichiarazione congiunta rilasciata martedì, Pechino si è detto favorevole ad un ingresso della Grecia (come osservatore) nella «piattaforma 16+1» che vede al momento partecipi i16 Paesi dell'Europa centrale e orientale più la Repubblica popolare, ma di cui i Balcani sono partner privilegiato per vicinanza geografica. E' proprio lì, sulla penisola, che la Via della Seta marittima e quella terrestre si incontrano; un secondo «cuore dell'Eurasia» meglio integrato e accessibile rispetto all'Asia Centrale - che vanta tra le infrastrutture commerciali più arretrate al mondo.
Ma, come spesso accade, il Risiko commerciale ha indiretti risvolti politici, e a sentir chiamare la Grecia «il partner europeo più affidabile che la Cina abbia» c'è da scommettere ci sia in ballo ben più che la privatizzazione del Pireo. D'altronde Pechino non ha mai nascosto un certo compiacimento per il «Greekment», il patto «col Diavolo» che nel luglio 2015 ha permesso ad Atene di ricevere credito dai vertici dell'Euro a condizioni molto severe, sconfessando l'esito negativo del referendum popolare. In un'intervista rilasciata a Sputnik, Su Hao, professore presso del Dipartimento di Diplomazia presso la China Foreign Affairs University, ha dichiarato che le relazioni tra i due paesi vanno ricollocate nello scenario post-Brexit. «Dato che la Cina vuole un'Europa unita politicamente ed economicamente, è di importanza cruciale che la Grecia riesca a rimanere nell'Ue [...] La Cina ha gli strumenti finanziari necessari ad aiutarla, se ce ne fosse bisogno», ha spiegato l'accademico, alludendo alla Silk Road e alla sua superbanca, l'AIIB.
(Pubblicato su China Files)
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