sabato 15 luglio 2017

I valori del socialismo «corrono» sul web


No agli stili di vita lussuriosi, alle manifestazioni di violenza e ai comportamenti sessuali anomali, come l’incesto, le perversioni sessuali, le aggressioni e l’omosessualità. É quanto stabilito dalla China Netcasting Services Association (CNSA), l’associazione di categoria che dal 19 agosto 2011 regola le programmazioni online annoverando nella sua membership colossi quali Tencent, Sohu e Youku.

LE NUOVE linee guida — che hanno effetto immediato ma non forza di legge — coprono tutti i contenuti audiovisivi originali, tra cui webserie, cortometraggi, cartoni animati, documentari, e prevedono che vengano sottoposti al vaglio dei revisori che devono poi rilasciare una valutazione ipolitica, morale ed estetica. L’obiettivo è che quanto circola sul web «aderisca ai valori fondamentali socialisti», «promuova il patriottismo» e diffonda «bontà, verità e bellezza».Vietati, invece, i prodotti che rischiano di «ferire i sentimenti della Nazione», «ridicolizzare i leader» o promuovere «una visione della vita decadente».

NEGLI ULTIMI anni la State Administration of Press, Publication, Radio, Film, and Television (SAPPRFT), l’authority preposta al controllo dei media, e la Cyberspace Administration of China, il «Grande Fratello» della rete, hanno inasprito la sorveglianza con lo scopo di uniformare la «giungla» dei contenuti online ai media tradizionali. Lo scorso anno proprio la SAPPRFT si era espressa con un linguaggio analogo per portare ordine sul piccolo schermo, aggiornando una serie di misure pubblicate in prima battuta nel 2010 con una lista completa delle tematiche ritenute offlimits. Una decisione adottata per implementare quanto richiesto dal segretario generale Xi Jinping durante un forum nazionale sull’arte socialista tenutosi tre anni fa.

La paternale della CNSA ha dunque l’effetto spiazzante di un déjà vu e il sapore di una minaccia. Come spiegava tempo fa al «The Paper» You Xiaogang, capo della China Television Drama Production Industry Association (CTDPIA), le varie linee guida hanno prettamente un fine «educativo» con la speranza di portare autodisciplina nell’industria mediatica. Non per niente chi viola le restrizioni imposte dalla CNSA andrà incontro a sanzioni lievi: un ammonimento da parte dell’associazione ed, eventualmente, l’espulsione dal board.

«In Cina sono presenti molte normative che in realtà non risultano applicate seriamente. Altrimenti molti lavori ne risentirebbero, compresi i miei che verrebbero tutti banditi per i loro contenuti Lgbt», commenta il regista Fan Popo, autore del documentario Mama Rainbow sottoposto a censura nel 2015.
Proprio l’inclusione dell’omosessualità tra le «relazioni amorose e matrimoniali malsane» ha suscitato la pronta risposta del web. «L’omosessualità è quindi da considerarsi ‘anormale’?», si chiede un internauta in risposta alle recenti misure, mentre un altro ammette che, pur non sopportando la condotta politically correct dei sostenitori Lgbt, definire l’omosessualità «un comportamento sessuale anormale è alquanto feudale».

PECHINO ha decriminalizzato la sodomia nel 1997 e rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali nel 2001, negli ultimi anni la comunità Lgbt è riuscita a ottenere una visibilità senza precedenti persino sulla stampa statale. Tuttavia, mentre a Taiwan si festeggia il primo passo verso il riconoscimento dei matrimoni gay, nella Repubblica popolare, dove all’epoca di Mao l’omosessualità era additata come un «male borghese», la comunità arcobaleno lotta ancora per vedere tutelati i propri diritti. E poco importa se per un destino beffardo il termine «compagno» (tongzhi) oggi viene utilizzato in gergo come sinonimo di «gay». Sono tempi in cui più che mai il Partito comunista si erge a promotore del «sogno cinese per una grande rinascita della Nazione cinese», auspicando un ritorno alle tradizioni locali e prendendo di mira le insidiose influenze occidentali. La tendenza sembra essere quindi quella di una maggiore tolleranza nei confronti delle «diversità» (sempre più spesso l’omosessualità ottiene parziali conquiste nelle corti di giustizia), purché questo avvenga in una dimensione privata, mentre quella pubblica si colora di funzionalità pedagogiche.

A STRETTO GIRO dal ritiro della serie gay-friendly Addicted e di Go Princess Go, commedia romantica sul tema della bisessualità, il popolo della rete era insorto chiedendo provocatoriamente di riservare un trattamento analogo agli adattamenti dei «quattro grandi classici» della letteratura cinese. D’altronde nel celebre romanzo I Briganti, l’eroe uccide la moglie del fratello e il suo amante per vendetta. Non è forse anche questa una condotta sentimentale disdicevole?

[Pubblicato su il manifesto]

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