lunedì 31 luglio 2017

In Cina e Asia - Xi ispeziona le truppe per i 90 anni del PLA


[Rassegna del 31 lugglio 2017]

Xi ispeziona le truppe per i 90 anni del PLA

In tuta mimetica, il presidente cinese ha passato in rassegna 12.000 truppe
presso la base di addestramento di Zhurihe, nella Mongolia Interna, che domenica ha ospitato la prima parata mai organizzata da Pechino per celebrare la nascita dell’esercito popolare di liberazione al suo novantesimo compleanno. E’ la prima volta che un leader cinese presenzia a una rassegna militare a Zhurihe anziché in piazza Tian’anmen. Xi ha invitato l’esercito a seguire la guida del Partito con devozione e lealtà “per sconfiggere i nemici che osano insultare la Cina”. Il paese “non è mai stato così vicino a raggiungere il Sogno Cinese”, ha dichiarato il presidente, che è anche capo della commissione militare centrale. In uno sfoggio di muscoli, circa il 40% delle armi presentate durante l’evento non era mai stato reso pubblico prima. La parata — che si è conclusa con la sfilata di una nuova generazione di missili intercontinentali Dongfeng-31AG — è andata in scena mentre la Corea del Nord non accenna a rallentare l’intensità dei suoi test missilistici, e Cina e India continuano a fronteggiarsi a muso duro lungo il confine con il Bhutan. Inoltre, l’avvicinarsi del Congresso del partito suggerisce il bisogno di rafforzare la coesione interna attorno alla figura di Xi come “nucleo”.

L’ultimo missile nordcoreano e il pericolo di un’escalation militare

L’ultimo lancio missilistico nordcoreano — il secondo di un vettore balistico intercontinentale in meno di un mese — rischia di innescare un’escalation militare nell’Asia-Pacifico. Una missione congiunta Usa-Giappone-Corea del Sud ha visto due bombardiere americani B-1B sorvolare la penisola coreana in esercitazioni di intercettazione e formazione. Durate circa una decina di ore, le operazioni ci ricordano che “la Corea del Nord resta la minaccia più urgente alla stabilità regionale”, ha dichiarato Terrence O’Shaughnessy, comandante delle Pacific Air Forces. Secondo il Pentagono sono state effettuate anche esercitazioni di missili superficie-superficie.

Sabato, a stretto giro dal test, il ministro della Difesa sudcoreano ha parlato di un futuro posizionamento di non ben precisati “asset strategici” americani al Sud. Non solo. Su richiesta del presidente Moon Jae-in, nel weekend il governo sudcoreano ha tenuto colloqui con la controparte americana con l’intento di trovare un accordo su come poter potenziare la capacità missilistica di Seul, oggi limitata dai termini contenuti nel vecchio trattato bilaterale. Nel frattempo, Moon ha ordinato la ripresa dei lavori di dispiegamento del sistema antimissile statunitense Thaad, interrotti poco dopo il suo insediamento — tra le altre cose — per rabbonire Pechino, considerato (insieme a Mosca) il principale protettore del regime nordcoreano.

Contro la Cina si è scagliato anche Donald Trump, che nel weekend ha twittato: “Sono molto deluso della Cina. I nostri leader passati hanno permesso [ai cinesi] di guadagnare centinaia di miliardi di dollari l’anno nel commercio, ma loro non fanno niente per noi con la Corea del Nord, basta parlare”. Sullo stesso spartito Nikki Haley, ambasciatrice Usa all’Onu, che ieri ha smentito i preparativi per una sessione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza: una nuova risoluzione contro Pyongyang non servirebbe a nulla data la scarsa collaborazione cinese, ha dichiarato Haley.

Il caso Sharif mette a rischio il corridoio Cina-Pakistan

Il deposto premier pakistano Nawaz Sharif sarà sostituito dal fratello minore Shahbaz, attuale governatore del Punjab, mentre l’ex ministro del petrolio Shahid Khaqan Abbasi è stato scelto come primo ministro ad interim. La squalifica di Nawaz per corruzione, disposta dalla Corte Suprema venerdì, apre diverse incognite sul futuro del Pakistan. Secondo gli analisti, la nomina di Shahbaz potrebbe portare a un riavvicinamento del governo civile ai militari, ritenuti da alcuni i veri artefici della fine politica di Nawaz. Una questione a cui guarda con apprensione Pechino, che in Paksitan sta investendo miliardi di dollari nell’ambito della nuova via della seta.

A metà luglio il generale Qamar Javed Bajwa aveva espresso il suo supporto alla realizzazione del corridoio economico Cina-Pakistan. Tuttavia, alcuni progetti portati avanti da sodali di Nawaz rischiano ora di finire nel mirino delle autorità. Gli ultimi smottamenti ai vertici di Islamabad giungono in un momento delicato per la regione, già scossa dalle rivalità tra Pechino e Delhi nonché dal declino delle relazioni con Washington.

Il mandarino bandito dalle scuole del Xinjiang meridionale

Dal prossimo autunno, le scuole della prefettura di Hotan, nel sud della regione autonoma dello Xinjiang, saranno tenute a effettuare i corsi per i bambini in età prescolare e gli studenti della scuola primaria e secondaria rigorosamente in mandarino, la lingua ufficiale della repubblica popolare. E’ quanto emerge da una direttiva in cinque punti che — secondo Radio Free Asia — vieta l’utilizzo dello uiguro nelle scuole.

Sino ad oggi Pechino ha promosso un’educazione bilingue — in cinese e uiguro — accolta con diffidenza dalla popolazione locale, che parla di un vero e proprio genocidio culturale da parte dell’etnia maggioritaria han. L’articolo 4 del primo capitolo della Costituzione cinese afferma che “i popoli di tutte le etnie sono liberi di utilizzare e sviluppare le proprie lingue parlate e scritte e di preservare o riformare i propri modi e costumi”, mentre l’articolo 37 della Regional Ethnic Autonomy Law on Language stabilisce che “le scuole e le altre organizzazioni educative che reclutano per lo più studenti di una minoranza etnica dovrebbero, quando possibile, utilizzare libri di testo nella loro lingua e utilizzare questa lingua come mezzo di istruzione”. Chi verrà scoperto a trasgredire le nuove regole incorrerà in “punizioni severe”.

Nati per combattere: “left-behind children” sul ring

Un video sta facendo il giro del web: due bambini combattono dentro una gabbia di ferro armati di guantoni da box. Le riprese sono state effettuate nel Enbo Fight Club di Chengdu, fondato nel 1995 da un ex funzionario della polizia. In totale sono circa 400 i bambini senza genitori “adottati” dal club per esibirsi sul ring; 150 quelli e ancora presso la struttura, dotata di un dormitorio da 40 camere con tv e aria condizionata. C’è chi sostiene che il trattamento riservato dal club sia migliore della vita offerta dal villaggio di origine. Tuttavia, secondo la Legge sulla Pubblica Sicurezza, “organizzare o costringere persone che non hanno raggiunto l’età di 16 anni — o che sono disabili — a eseguire performance terrificanti o disumane, o attirare tali persone a fornire questo tipo di prestazioni” è illegale. La polizia sta indagando sul caso. La condizione dei “left-behind children” e degli orfani sta molto a cuore all’opinione pubblica cinese. Il video ha ricevuto più di 12 milioni di visualizzazioni sul popolare Miaopai e migliaia hanno commentato la storia sulla piattaforma di microblogging Sina Weibo,


(Pubblicato su China Files)






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