lunedì 19 maggio 2014

Crisi identitaria di una 'vittima accidentale'


Negli ultimi tempi, si sta facendo strada l'ipotesi di un fil rouge tra un capo e l'altro dell'Eurasia. Come se l'aggressività russa in Ucraina abbia indirettamente ispirato o parzialmente giustificato l'escalation muscolare di Pechino in Estremo Oriente ai danni di Paesi più piccoli e militarmente deboli. Schermaglie nate da mire energetiche, ma in grado di rimescolare le carte dell'assetto geopolitico mondiale, se coniugate ad una buona dose di patriottismo. Sopratutto nel Mar Cinese, dove alleanze storiche e intese più recenti legano diversi attori della regione ad una potenza del calibro degli Stati Uniti. L'ultima vittima dell'assertività cinese è stato il Vietnam, per l'appunto uno della cerchia dei 'deboli' in quanto -a differenza di Giappone, Filippine, Corea del Sud e Taiwan- non protetto da alcun trattato di mutua difesa con Washington. Ma che recentemente, ricuciti gli strappi ereditati dalla Guerra Fredda, si è lentamente spinto verso l'orbita americana proprio in funzione anti-Pechino. 

Tutto è cominciato il 1 maggio con lo spostamento di una piattaforma petrolifera della CNOOC (China National Offshore Oil Corporation) dalle acque a sud di Hong Kong al controverso tratto di mare che circonda le isole Paracel,strappate dalla Repubblica popolare ad Hanoi nel 1974. Cinque anni dopo, sullo sfondo della guerra cambogiana, il Vietnam filosovietico e la Cina, tradizionale alleata dei Khmer Rossi, si affrontavano in un breve conflitto nel solco della lotta fratricida all'interno dello schieramento comunista internazionale. Le relazioni sino-vietnamite cominciarono a migliorare soltanto in seguito al ritiro delle truppe di Hanoi dalla Cambogia (1989) e con il crollo dell'Unione Sovietica (1991). Nel 1999, dopo lunghe negoziazioni, i due paesi siglarono un trattato per la delimitazione dei rispettivi confini, ma il nodo delle isole Paracel (così come quello delle vicine Spratly) rimase irrisolto. La controversa piattaforma petrolifera si trova proprio a 15 miglia dall'atollo più a sud dell'arcipelago e 130 miglia a largo dalla costa vietnamita, ovvero all'interno della piattaforma continentale e della Zona economica esclusiva controllata da Hanoi. Secondo l'Unclos (Convenzione Onu sul diritto del mare), la Zee può raggiungere un'estensione massima di 200 miglia nautiche e garantisce allo Stato costiero di riferimento una serie di diritti tra cui quelli di esclusività in materia di esplorazione, sfruttamento, conservazione e gestione delle risorse naturali. Facendosi scudo dei numeri, il Governo vietnamita ha definito le esplorazioni della CNOOC nelle sue acque "illegali". Pechino, da parte sua, ha replicato che la piattaforma si trova a 17 miglia nautiche da Triton, una delle Paracel che la Repubblica popolare occupò nel '74. La tenzone verbale è sfociata in un confronto navale a cannonate d'acqua, che è costato al Dragone le critiche americane. (Segue su L'Indro)

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