giovedì 15 maggio 2014

Ombre cinesi sul Continente Nero


Cinquant'anni fa la Cina guardò al terzo Mondo per cercare di uscire dal suo isolamento diplomatico. Tra il dicembre 1963 e il febbraio 1964, il Premier Zhou Enlai gettò le basi delle relazioni sino-africane con una visita storica nel Continente Nero; primo leader cinese a metter piede su suolo africano dal 1949, con lo scopo conclamato di sostenere i movimenti rivoluzionari di liberazione nazionale e dei giovani governi socialisti usciti dalla decolonizzazione. Nasceva così un'intesa tra il più grande Paese in via di sviluppo e il Continente che oggi ospita i Paesi con i più elevati tassi di crescita economica al mondo.

Fin dal 2000, Pechino si è impegnato a firmare accordi commerciali e a elargire prestiti in cambio di materie prime nell'ambito della strategia del 'go-out', di cui è segno tangibile l'incremento nel volume di scambi tra i due partner, schizzato dagli iniziali 10 miliardi di dollari ai 210 miliardi del 2013. Nel 2009 la Cina ha scavalcato gli Stati Uniti, divenendo il principale partner commerciale del Continente Nero. Oggi oltre 2500 società cinesi operano in Africa con investimenti diretti che lo scorso anno hanno toccato i 25000 milioni di dollari. Ma la convivenza non è sempre stata idilliaca e negli ultimi cinque anni diverse opere infrastrutturali 'made in China', dai bacini idrici agli stadi di calcio, sono state bersagliate dal risentimento delle comunità locali.

Non sono nemmeno mancati episodi di violenza. Nel 2010, in Zambia, due manager cinesi furono accusati di avere sparato ai minatori per una controversia di lavoro. Scontri successivi causarono la morte di un operaio cinese e il ferimento di altri due. Lo scorso anno, il governo dello Zambia ha sequestrato una miniera di carbone cinese a gestione privata accusando il management di aver trascurato sicurezza, salute dei lavoratori e impatto ambientale. Soltanto nel mese di marzo lavoratori del petrolio in Chad e Niger hanno incrociato le braccia in segno di protesta per i magri salari retribuiti dalle compagnie cinesi per le quali lavoravano.

Il rischio è che il degenerare della situazione possa inficiare il business cinese. Come fa notare il 'Wall Street Journal', dopo una fortunata serie di accordi, sembra che negli ultimi anni la Cina sia diventata più oculata nelle sue spese in Africa, forse risentita da qualche cattivo affare. Risulta infatti che gli investimenti diretti cinesi nel Continente Nero siano calati dalla cifra record di 5,5 miliardi del 2008, ai 3,2 miliardi di dollari del 2011, per poi attestarsi sui 2,5 miliardi dello scorso anno. (Segue su L'Indro)


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