mercoledì 21 maggio 2014

Se Mosca fa sul serio e Pechino l'appoggia


Mentre la Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine, i rappresentanti delle 44 Nazioni alleate si riunirono a Bretton Woods, New Hampshire, nel tentativo di creare un nuovo ordine mondiale. Con gran parte delle economie decimate dai conflitti internazionali, gli Stati Uniti emersero come nuovi leader globali; relativamente giovani ed economicamente agili, si apprestavano a rimpiazzare una potenza ormai morente: la Gran Bretagna lasciava il suo storico primato piena di debiti e devastata dalla guerra.
Nasceva un sistema 'gold exchange', basato su rapporti di cambio fissi tra le valute, tutte agganciate al dollaro a sua volta agganciato all'oro. Fino quando, in una notte d'agosto del 1971, il Presidente americano Richard Nixon decise di interrompere la convertibilità dei biglietti verdi in oro. Due anni più tardi nascevano i 'petrodollari': l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti raggiungevano un accordo in base al quale ogni barile di petrolio acquistato dai sauditi sarebbe dovuto essere pagato in dollari; qualsiasi Paese che avesse voluto comprare oro nero da Riyad avrebbe dovuto prima cambiare la propria moneta in valuta statunitense. Per dimostrare la propria gratitudine, Washington offrì al fidato partner armi e protezione dai vicini, Israele compreso. Nel 1975 il sistema venne esteso a tutte le Nazioni OPEC: la bilancia commerciale veniva sostenuta dal ruolo della moneta americana come riserva di valuta e il dollaro diventava la moneta sovrana delle transazioni petrolifere. E' stato proprio il ruolo egemonico dei biglietti verdi come valuta globale ad assicurare agli Stati Uniti la leadership economica mondiale, nonostante deficit e debito pubblico alle stelle.

Ma per qualcuno è arrivato il momento di cambiare un sistema che non rispecchia più gli equilibri geopolitici, ormai visibilmente sbilanciati a Oriente. Se ne parla ormai da tempo. Nel 2011, lo stesso Fondo Monetario Internazionale sostenne, per bocca di Dominique Strauss-Kahn, la necessità di utilizzare come nuova moneta internazionale per il commercio globale i cosiddetti 'diritti speciali di prelievo', il cui valore viene calcolato giornalmente sulla base di un paniere delle valute internazionali più importanti, ovvero dollaro americano, euro, sterlina e yan giapponese, ai quali si punta di aggiungere in futuro anche lo yuan/renminbi cinese. (Segue su L'Indro)


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