venerdì 9 maggio 2014

Libertà religiosa 'in salsa cinese'


12 anni di lavoro e 30 milioni di yuan (4,7 milioni di dollari) ridotti in macerie. Dopo un mese di inutili proteste da parte dei fedeli, la scorsa settimana la chiesa protestante Sanjiang di Wenzhou, nel Zhejiang, è stata rasa al suolo dalle ruspe. Per le autorità l'edificio era 'illegale' a causa delle sue dimensioni mastodontiche, 7.928 metri quadrati contro i soli 1.881 previsti dalle autorità. Per giorni migliaia di devoti avevano tentato di salvare il luogo di culto, formando uno scudo umano a protezione dell'edificio e marciando nelle strade di Wenzhou, nota come la 'Gerusalemme d'Oriente' per il suo nutrito numero di cristiani -circa il 15% della popolazione cittadina.

Un accordo sembrava essere stato raggiunto quando alla chiesa fu intimato di provvedere ad una 'autorettifica' entro il 22 aprile. Scaduta la deadline, tuttavia, gli operai erano riusciti a ridurre le dimensioni dello stabile soltanto di 500 metri quadrati, sforando ugualmente i limiti previsti dai regolamenti edilizi. Secondo quanto riferito alla 'CNN' dal portavoce del Dipartimento della propaganda della contea di Yongjia, cinque funzionari sono finiti sotto inchiesta in relazione alla costruzione 'illegale', precedentemente approvata dall'Associazione patriottica cattolica cinese; l'unica chiesa ufficialmente accettata oltre la Muraglia dal 1957 che, non riconoscendo la Santa Sede, nomina i suoi vescovi e ordina i suoi sacerdoti in base ai voleri del Partito.

In un Paese occidentale e democratico, probabilmente, quello della Sanjiang sarebbe passato per un semplice caso di abuso edilizio. Ma non in Cina, dove dietro ogni mattone si nasconde il sentore di un sopruso, di un'espropriazioni forzate, di una violazione dei diritti umani. La demolizione della chiesa giunge sulla scia delle polemiche per un rinnovato giro di vite ai danni della comunità cristiana del Zhejiang. Secondo i fedeli, il Partito locale avrebbe in mente di demolire  «completamente o parzialmente» almeno dieci luoghi di culto, dopo che il Segretario del partito provinciale, Xia Baolong, perlustrando la regione ha giudicato le sue chiese  «troppo vistose». Considerazioni che acquistano peso se sommate alle precedenti critiche di Feng Zhili, capo del Comitato per gli Affari etnici e religiosi del Zhejiang, allarmato da una diffusione del Cristianesimo  «eccessiva e troppo confusa».

Insomma, la distruzione della Sanjiang non sarebbe altro che la conferma di una grave escalation contro la libertà religiosa. Ne è convinto Bob Fu, fondatore e Presidente di China Aid, associazione con base nel Texas che dal 2002 fornisce assistenza ai cinesi cristiani e mantiene stretti legami con l'ala repubblicana americana.  «Il regime cinese ha scelto di ignorare le proprie leggi e la volontà dei suoi migliori cittadini», ha dichiarato al 'Telegraph' l'attivista. Sullo stesso spartito Yang Fenggang, tra i massimi esperti di questioni religiose in Cina e direttore del Center on Religion and Chinese Society presso la Purdue University: "Tutte le informazioni mi portano a credere che siamo davanti a un nuovo round repressivo contro le comunità cristiane cinesi", racconta a L'Indro, "vi è una grande carenza di chiese in Cina ed è molto difficile ottenere i permessi per gli edifici di culto, così normalmente si comincia a costruire mentre si cerca di fare di tutto per portarsi in regola. D'altra parte, sebbene molti edifici governativi e templi buddhisti siano stati eretti in violazione di alcuni codici, è raro che questi vengano abbattuti. Se poi si trattasse di una questione di regolamenti edilizi, come vogliono far credere, non ci sarebbe ragione di tirare giù le croci dalle chiese, cosa che sta avvenendo sempre più spesso".

Nelle ultime decadi l'evangelizzazione nella Repubblica popolare ha macinato numeri da capogiro. Se nel 1949 in Cina i protestanti erano appena 1 milione e l'intera comunità cristiana contava grossomodo 3 milioni di membri, stando alle stime del Pew Research Center, nel 2010 la comunità cristiana cinese riuniva già 67 milioni di membri, rappresentando il 5% della popolazione cristiana mondiale. Di contro nel 2011 il Governo registrava ancora 25 milioni di seguaci di Cristo (18 milioni protestanti e 6 milioni cattolici) -secondo alcuni- esonerando dal computo i sostenitori della Chiesa sotterranea che, legata al Vaticano, opera in condizioni di clandestinità. In pratica nei conteggi ufficiali comparirebbero soltanto i fedeli della Chiesa Patriottica, manovrata dal Partito. La realtà dei fatti e dei numeri, però, parrebbe essere un'altra. (Segue su L'Indro)

Nessun commento:

Posta un commento

Hukou e controllo sociale

Quando nel 2012 mi trasferii a Pechino per lavoro, il più apprezzabile tra i tanti privilegi di expat non era quello di avere l’ufficio ad...