lunedì 10 marzo 2014

Il nodo gordiano dei salari


Che i frutti del capitalismo vengano condivisi equamente tra chi li ha seminati e chi li ha raccolti. E' il nocciolo del discorso tenuto dal Presidente, Ma Ying-jeou, davanti alla platea di businessmen taiwanesi in occasione di una recente visita a Honduras. «Il governo continuerà a lavorare per migliorare l'ambiente d'investimento nazionale, ma si spera che le aziende condivideranno parte dei profitti con i lavoratori» ha avvertito.

La Repubblica di Cina, che da alcuni anni si trova a dover far fronte a 'i tre alti e un basso' (alto tasso di disoccupazione, alti prezzi delle commodities e delle case, bassi salari), guida la classifica nera dei 'quattro piccoli draghi asiatici' (Corea del Sud, Hong Kong, Singapore e Taiwan). Tra gennaio e dicembre 2013 il salario reale medio è sceso a 1.507 dollari al mese (45.112 TWD), il valore più basso da quindici anni a questa parte a causa della crescente inflazione. Come lamenta Wai Ho Leong, economista di Barclays Capital a Singapore, sostanzialmente gli stipendi reali sono rimasti invariati dalla crisi finanziaria asiatica del 1997-98. Hau Lung-bin, Sindaco di Taipei, si è spinto oltre: «I salari troppo bassi sono la disgrazia del Paese». Nonostante l'affermazione abbia scatenato una valanga di critiche un po' da ogni parte del governo, il primo cittadino è andato per la sua strada, annunciando unilateralmente un aumento di salario per i lavoratori precari del governo locale. Lo stesso aveva fatto lo scorso anno Eric Chu, amministratore di Nuova Taipei, anche lui incurante di quanto stabilito dalle autorità centrali. (Segue su L'Indro)


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