mercoledì 12 marzo 2014

La Cina ferita a Kunming

La tragedia di Kunming è stata riportata da molti media occidentali come un episodio di «violenza insensata», dando spostando l'accento dall'accezione terrorista dell'accaduto. Nelle ore successive agli eventi del 1 marzo, le fonti governative cinesi hanno immediatamente individuato i colpevoli nel terrorismo islamico dei separatisti della regione dello Xinjiang.

L'uso delle virgolette sulla parola terrorismo da parte dei media occidentali ha indispettito Pechino, che ha formalmente protestato contro l'uso di doppi standard nell'interpretazione della minaccia terrorista. «Forse la simpatia che l'occidente ha dimostrato verso il separatismo dello Xinjiang può spiegare questo atteggiamento», scrive un editoriale del 'South China Morning Post'.

Quando accadono episodi che scatenano il terrore tra la popolazione, non dovrebbe essere difficile chiamarli 'terroristi', vista l'azione irregolare, improvvisa, ma organizzata. Un manipolo di persone vestite di nero che accoltella i passanti in una stazione molto trafficata non può essere una coincidenza. La portavoce del Dipartimento di Stato USA, Jen Psaki ha ceduto alla fine di una lunga conferenza stampa, affermando che «sì, si tratta di terrorismo, anche se mancano fonti di informazione indipendente per confermarlo». La titubanza della diplomazia americana nel pronunciare la parola-tabù del ventunesimo secolo segnala l'interesse a preservare le relazioni ostili che Washington intrattiene con Pechino sulla questione dei movimenti separatisti interni alla Cina. (Segue su L'Indro) 

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