giovedì 1 dicembre 2011

Il futuro è il Pacifico 2

Graduale ma significativo riavvicinamento tra Stati Uniti e Myanmar; la visita del Segretario di Stato americano Hillary Clinton sancisce una nuova svolta storica dopo il congelamento dei rapporti tra i due paesi iniziato nel 1955, grosso modo in concomitanza con la presa del potere da parte dei generali birmani. L'ex first lady, tra oggi e domani, incontrerà il presidente Thein Sein e la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, probabilmente, per affrontare la questione delle sanzioni economiche che USA e UE applicano alla Birmania dagli anni '90, in risposta alla repressione del movimento democratico. Le recenti misure distensive introdotte dal nuovo governo civile- tra le quali scarcerazione di circa 300 prigionieri politici e ammorbidimento della censura mediatica-hanno indotto l'ex giunta militare a richiederne la rimozione.

La visita nel Myanmar della Clinton acquista ancora maggior peso alla luce degli ultimi forum multilaterali nella regione Asia-Pacifico: il 17 novembre scorso si è tenuto a Bali il summit dell'ASEAN, l’Associazione delle Nazioni del sudest asiatico e dell’East Asia Summit (Eas), al quale per la prima volta hanno preso parte anche Russia e Stati Uniti. L'incontro si è concluso con la conferma che nel 2014 sarà proprio il Myanmar ad assumere la presidenza dell'Association of South-East Asian Nations.

(leggi anche:Il futuro è il Pacifico)



Clinton in Birmania, svolta storica

Si sono avvicinati gradualmente negli ultimi due anni: un regime ansioso di recuperare credibilità internazionale e un’America timorosa di aver regalato un territorio strategico al rivale cinese. Con la visita di Hillary Clinton, iniziata ieri, il dialogo tra Usa e Birmania diventa ufficiale e corona un periodo in cui le riforme introdotte dal nuovo governo civile fanno sperare in un inizio di vero cambiamento nel Paese, facendolo uscire da un isolamento durato mezzo secolo. L'ex first lady - il primo segretario di stato di Washington a visitare la Birmania dal 1955 - tra oggi e domani incontrerà il presidente Thein Sein e poi Aung San Suu Kyi, nonché altri esponenti dell’opposizione.

È probabile che la visita si concluda senza annunci rivoluzionari: le attese sono per il reinsediamento di un ambasciatore americano e un allentamento delle restrizioni ai viaggi degli alti funzionari birmani. La questione principale sul tavolo è quella delle sanzioni economiche che Usa e Ue applicano alla Birmania dagli Anni 90, in risposta alla repressione del movimento democratico dopo le rivolte del 1988. Il governo subentrato all’ex giunta militare le vorrebbe rimosse, e ritiene che le aperture degli ultimi mesi - tra cui la liberazione di 300 prigionieri politici e una riduzione della censura mediatica - meritino tale premio.

(continua su La Stampa)

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