martedì 29 novembre 2011

Attacco NATO, Cina: "Il Pakistan non si tocca"

"La Cina continuerà a sostenere gli sforzi del Pakistan per salvaguardare l'indipendenza nazionale, la sovranità e l'integrità territoriale". Un mix di preoccupazione, sdegno e irrequietudine. Questi i toni della conversazione telefonica tra il ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi e il suo omologo pakistano Hina Rabbani Khar, a seguito dell'attacco sferrato sabato mattina dalle forze della NATO- di stanza in Afghanistan- in una zona di frontiera, nel nord ovest del Pakistan. Yang ha affermato che Pechino è "rimasto molto scosso dall'incidente"- il quale ha causato la morte di 24 soldati pakistani e il ferimento di altri 13- rimarcando come tutti i paesi e le organizzazioni internazionali dovrebbero rispettare più seriamente il governo di Islamabad.
Secondo quanto dichiarato dall'Alleanza Atlantica l'incidente è stato "tragico e non intenzionale"

Atmosfera tesa anche sull'altra sponda del Pacifico. Le dichiarazioni rilasciate dal dipartimento di Stato USA rivelano grandi preoccupazioni per le ripercussioni che l'episodio potrebbe avere sui rapporti tra Stati Uniti e Pakistan. Il portavoce del dipartimento, Mark Toner, ha invitato Islamabad a non disertare la conferenza di Bonn sul futuro dell'Afghanistan, in agenda per la prossima settimana.

Più articolato e orientato verso gli effetti sociali che potrebbero scaturire dalla mossa del braccio armato delle Nazioni Unite, invece, il commento di Paul Bhatti, Consigliere Speciale del Primo Ministro per gli Affari delle Minoranze e presidente della All Pakistan Minorities Alliance (APMA): "Il raid della NATO è grave perché può compromettere la lotta al terrorismo ma anche l'armonia interreligiosa, il dialogo interculturale, e la pace nel nostro paese. Tocca inoltre la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale della nostra patria. Come consigliere del Primo Ministro e come Presidente dell’APMA sono scioccato e, a nome della comunità cristiana, esprimo solidarietà e cordoglio alle famiglie dei soldati, assicurando preghiere per il pronto recupero dei feriti".

La tensione nel paese rimane altissima, mentre manifestazioni antioccidentali agitano gran parte delle città.

Il 17 novembre scorso il People's Daily aveva dato la notizia dell'inizio di una serie di esercitazioni congiunte che avrebbe coinvolto 260 soldati cinesi più i 230 messi a disposizione dall'alleato pakistano. L'addestramento, della durata di due settimane, ha incluso tecniche e procedure atte ad affrontare situazioni di conflitto di bassa intensità, e ha avuto lo scopo di implementare lo scambio reciproco di esperienze e informazioni attraverso un variegato programma di formazione. Si è trattato del quarto episodio di collaborazione militare sino-pakistana volto a combattere le minacce terroristiche.

Da trent'anni a questa parte i rapporti strategici tra Pechino e Islamabad si sono progressivamente rafforzati, alimentati dai numerosi legami economici, commerciali, energetici e militari, nonché dal graduale allontanamento pakistano dagli Stati Uniti. Il deterioramento dei rapporti tra Washington e il Pakistan ha raggiunto l'apice dopo la rivendicazione statunitense dell'uccisione di Osama Bin Laden, alla fine di maggio. Al tempo fu proprio la Cina il primo paese a difendere il rispetto dell'integrità territoriale di Islamabad, ripagata dopo poche settimane dalla visita del Primo Ministro Gilani. Il Pakistan avrebbe inoltre concesso ai militari cinesi di visionare i resti del velivolo statunitense di tecnologia Stealth impiegato da Washington in territorio pakistano.

D'altra parte le relazioni con il Islamabad rappresentano un elemento di vitale importanza per gli interessi statunitensi in Afghanistan, in primis per la posizione strategica dei territori pakistani, unico punto di accesso via mare per le truppe e i rifornimenti militari americani e della NATO, nonché testa di ponte per la penetrazione in Eurasia. Il porto di Karachi è uno snodo fondamentale per l'arrivo e l'invio di truppe che in seguito vengono fatte penetrare all'interno su strada. Ma gli Stati Uniti stanno già vagliando vie d'accesso alternative attraverso l'Asia Centrale, e l'Uzbekistan è uno dei possibili candidati in quanto permetterebbe il passaggio dei rifornimenti militari in arrivo dal porto di Riga, in Lettonia.

Allo stesso tempo Islamabad sta cercando progressivamente di allentare il nodo che lo lega a Washington, puntando a potenziare le sue relazioni con gli altri vicini naturali Russia, Iran e Cina. Forte della sua importanza geopolitica e delle simpatie dimostrate dal Dragone, sta manifestando chiare inclinazioni filo-cinesi, sopratutto alla luce della sospensione degli aiuti economici statunitensi, unitamente all'esaurirsi degli approvvigionamenti bellici a stelle e strisce. I rapporti tra Stati Uniti e Pakistan sono giunti ad un minimo storico.

Dal canto suo Pechino guarda con grande interesse ad Islamabad in quanto ricchissimo serbatoio di risorse energetiche. Importante fornitore di gas naturale e petrolio -il rafforzamento del porto di Gwadar permetterebbe il passaggio degli oleodotti e dei gasdotti provenienti dall'Iran- il Pakistan è anche una meta potenziale di vasti progetti infrastrutturali: assi viari e pipeline lo collegherebbero alla provincia autonoma del Xingjiang.  Ed è già sulla carta la costruzione di una serie di collegamenti stradali e ferroviari tra Kashagar e Abbotabad e tra la città del Xingjiang e Havelian.

A coronare la storia d'amore tra la Cina e Islamabad la comune avversione verso l'India la quale, con il suo recente attivismo nel Mar Cinese Meridionale a fianco del Vietnam, sta infastidendo notevolmente il Dragone. E' dagli anni '80-'90 che Pechino e Pakistan sono legati da un'alleanza militare e nucleare, nata in reazione all'avvio dei primi test atomici condotti da Delhi nel 1974; oggi più del 40% delle esportazioni militari cinesi sono destinati proprio ad Islamabad.

E se il collasso economico degli Stati Uniti ha indotto il Pakistan a scorgere nel Dragone un valido sostituto, tuttavia, l'attività di cellule terroristiche- con base nei campi di addestramento pakistani- nella regione autonoma del Xingjiang rischia di incrinare il rapporto idilliaco tra i due paesi. La sospensione dei bombardamenti americani nell'area nord-occidentale del Pakistan- secondo la Cina- potrebbe aiutare ad ammansire i gruppi collegati all'estremismo islamico, ma i colpi di testa di Islamabad e la corsa al nucleare in chiave anti-indiana cominciano ad irritare seriamente Pechino.

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