sabato 26 novembre 2011

Laogai "by night": dai lavori forzati all'estrazione di "oro virtuale"

Correva l'anno 1906 quando il governo imperiale sancì formalmente l'abolizione del sistema schiavistico- la legge fu resa effettiva il 31 gennaio 1910- ora, a più di un secolo di distanza, in Cina i lavori forzati continuano ad essere una realtà: "i laogai sono la schiavitù del Ventunesimo secolo"- afferma un recente video pubblicato dall'emittente televisiva Al Jazeera- e a braccetto con la pena di morte, rappresentano una delle tante peculiarità della "giustizia con caratteristiche cinesi".

In procinto di crollare nel 2007 sotto le pressioni esercitate dall'Onu, il sistema dei campi di lavoro continua rimanere in piedi sostenuto dai pilastri di una legge consenziente e puntellato su un'opinione pubblica spesso accondiscendente. Jiang Ming'an, professore di giurisprudenza della Peking University, ha definito i laogai "una bottiglia di medicinale, il cui contenuto può essere sostituito mentre la bottiglia rimane sempre la stessa; un'importante mezzo che permette di punire piccoli facinorosi senza dover ricorrere alle Corti".

Un'eredità dell'epoca maoista, quella dei lager cinesi, che facendo molto comodo anche alla Nuova Cina, tarda a scomparire, forte della connivenza delle autorità che nel sistema dei campi di rieducazione hanno trovato una "gallina dalle uova d'oro". Oltre alle note prigioni-aziende produttrici nel settore agroalimentare (link), lo scorso maggio il Guardian aveva portato alla luce nuovi retroscena grazie alla testimonianza di un ex detenuto.

Di giorno impegnato a spaccare rocce e scavare trincee in una miniera del nord-est della Cina, di notte inchiodato davanti ad un computer: Liu Dali (nome fittizio), 56 anni, reduce del "laogai" di Jixi (Heilonjiang), dopo una giornata di lavori forzati veniva costretto ad estrarre "oro virtuale" per più di dodici ore no stop; e come lui altri 300 prigionieri. Al calare del sole i detenuti  si trasformavano in accaniti giocatori di videogiochi multiplayer- World Warcraft in primis- con l'obiettivo di accumulare valuta on-line (armi, crediti, livelli ecc..) rivenduta, in seguito, dalle guardie carcerarie a giocatori incalliti in cambio di moneta sonante. "I boss dei lager hanno guadagnato più attraverso il "gold farming"- questo il termine coniato per indicare l'attività notturna dei reclusi- "che dal lavoro forzato" ha dichiarato Liu al quotidiano britannico. "Ho sentito dire che potevano ottenere dai 5000 ai 6000 yuan (500-650 euro) al giorno. Noi invece non abbiamo visto un soldo."

I computer non venivano mai spenti e qualora la quota assegnata non fosse stata raggiunta, gli inadempienti erano sottoposti a violenze fisiche. Lavoro "virtuale", ma punizioni più che reali. "Se non riuscivo ad accumulare i crediti imposti, mi spedivano nel dormitorio, mi costringevano ad alzare le braccia per poi percuotermi con dei tubi di plastica."

Il business delle valute on-line ormai ha preso piede in ogni angolo della Cina e, valicando la Grande Muraglia, è sfuggito al controllo dei produttori di videogiochi. Un traffico alimentato dalla voracità dei giocatori, disponibili a sborsare denaro tangibile pur di accaparrarsi i tanto agognati crediti. E non solo. C'è anche chi non ha esitato a ricorrere al furto: proprio lo scorso aprile la Corte della provincia centrale del Sichuan ha processato un giocatore che aveva rubato 3000 yuan (355 euro circa) di valute.

Secondo il China Internet Center, nel 2008 nel Regno di Mezzo il commercio incentrato sul "gold farming" ha fruttato più di 1 miliardo di euro, e il numero degli acquirenti è in continuo aumento. Ben l'80% dei produttori di cyber-assets opera in Cina, per un totale di circa 100mila lavoratori.
Nel 2009 il governo centrale tentò di regolamentare la vendita dei crediti virtuali limitandone la liceità alle sole imprese in possesso di apposite licenze, ma Liu è convinto che la pratica del "gold farming" sia tutt'oggi collegata al sistema schiavistico dei laogai.

I numeri non lasciano spazio ai dubbi: da "fabbrica del mondo" a "fabbrica di beni virtuali", la "Cina dei record" ha ottenuto un nuovo, tutt'altro che encomiabile, primato.

A.C

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